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Sfrutto il mio spazio mensile su questo blog per alcune riflessioni su un paio di notizie di questi ultimi giorni.

L’emergenza terremoto e neve

La prima notizia è il terremoto in centro Italia.

Ormai stava scivolando nelle pagine interne dei giornali o come notizia secondaria nei TG, se non che, mentre scrivo, la natura si sta superando in tenacia e sadismo contro quelle povere popolazioni aggiungendo al continuo sciame sismico anche condizioni meteo eccezionali.

Io incontro per lavoro molte persone, collaboratori, professionisti, clienti e in questi momenti i discorsi davanti alla macchinetta del caffè o a pranzo non possono essere che su questa immane tragedia.

Lode ai Gissari

Scopro che molte persone che fanno il nostro lavoro sono andati o andranno a dare il proprio contributo da operatori GIS in quei luoghi. Scopro associazioni di categoria che organizzano liste di tecnici volontari con una tale adesione da doverne lasciare a casa.

Che dire, GRAZIE RAGAZZI!!

Questo dimostra che i Gissari, i professionisti con esperienza in edilizia e ambiente, non sono solo “topi da laboratorio” ma quando serve sono pronti a tirarsi su le maniche andando a portare la propria conoscenza a servizio della popolazione.

Ma la mia riflessione si fa poi subito più polemica.

E’ vero che tutto il nostro sistema di protezione civile è basato su una forte base di volontariato coordinata da una struttura centralizzata di professionisti a livello provinciale, regionale e statale, ma questo modello può funzionare secondo me per le attività dove conta soprattutto il numero, dove un piccolo addestramento e una buona coordinazione possono bastare (dai sacchi di sabbia in caso di alluvione all’allestimento e la gestione di un campo).

Quando c’è da scavare tra le macerie, intervengono squadre di Vigili del fuoco professionisti, non i volontari della protezione civile, lo stesso per gli interventi sanitari. E’ normale, servono competenze che la gente comune non ha, esattamente come per gli aspetti di analisi e gestione delle infrastrutture e del territorio.

Investire nei GIS

Chi fa il nostro mestiere sa bene quanto complicato sia, soprattutto nel pubblico, convincere a fare investimenti nel campo del GIS, degli strumenti per l’analisi ed il controllo del territorio che molto potrebbero aiutare sia in fase di prevenzione che di gestione dell’emergenza.

Per esempio se quei comuni fossero stati dotati di un GIS con l’anagrafe immobiliare ben censita, quanto più facile sarebbe ora gestire la fase di catalogazione di quelli lesionati? Se ci fossero già stati i dati sulle caratteristiche statiche del fabbricato e sulla classe di resistenza al sisma si sarebbe potuto ragionare sulle priorità delle perizie per esempio.

Spese folli “all’italiana”

E qui mi riallaccio alla seconda notizia che mi ha attirato in questi giorni, la chiusura del portale VeryBello.it e delle spese folli dell’altro portale Italia.it.

Come su base locale le proposte di servizi e prodotti GIS è sempre alla mercé del politico di turno che decide di spendere i soldi per la sagra della porchetta tibetana (esagero volutamente), così a livello centrale non si investe in strumenti di gestione centralizzati, in sovvenzioni agli enti locali per costruire banche dati affidabili, preferendo spendere milioni in portali per la promozione del territorio.

Attenzione, non dico che non bisogna investire sulla promozione turistica del territorio ma critico la spesa folle per portali che hanno un valore di gran lunga inferiore (e non lo dico io ma ci sono centinaia di articoli e pareri di esperti).

Partiamo da idee semplici e fattibili

Faccio un altro esempio, leggevo un bellissimo articolo sull’ultimo numero della rivista Geomedia riguardante l’utilizzo della cartografia e dei GIS nelle emergenze. Si parla di nuove tecnologie, di droni che aiutano e velocizzano i rilievi e le analisi, ma mi salta all’occhio una critica sul fatto che manca una banca dati dello stradario e dei numeri civici a livello nazionale.

Nell’articolo si snocciolano tutte le leggi, le normative divulgate per arrivare a questo e si lamenta la lentezza della burocrazia e dei lavori. Intanto, dice l’articolo, ci si potrebbe dotare di uno strumento come OpenStreetMap, ma neanche questo viene fatto, e comunque ci sarebbe il problema della correttezza del dato che essendo open non è certificato.

Risultato, immobilismo, aspettiamo queste fantomatiche banche dati come ci promette l’ISTAT, o le regioni coi DBT.

Sono già stati spesi milioni in personale per costruire tutto un castello normativo, spenderemo milioni in servizi e personale per creare le banche dati quando sul mercato ci sono già banche dati affidabili e certificate come quelle di Tom Tom che potrebbero essere acquistate con una infinitesima parte dei fondi spesi per VeryBello.it e Italia.it.

Magari poi arriveranno quelle ufficiali, col tempo, ma intanto ci sarebbero già a disposizione banche dati pronte da usare subito, con strumenti hardware dedicati per l’utilizzo anche offline, utilizzate da aziende private per cui la velocità e la precisione della navigazione stradale equivale a milioni di guadagno.

Per salvare vite umane, non sarebbe “Very Bello”?